Le radici storiche di Pineto risalgono all’antico borgo di Mutignano che fino al 1929 si era sviluppato all’ombra e al servizio della vicina città di Atri. Agli inizi del 1800 gli insediamenti urbani erano localizzati nel retrostante territorio collinare e solo qualcuno si affacciava direttamente sul mare; subito dopo la costruzione della “Strada consolare marittima” (arteria che dal confine sul Tronto con lo Stato pontificio, raggiungeva la valle del Pescara), nelle zone più salubri, compaiono le prime modeste abitazioni, per lo più rurali, tra cui Villa dei signori Filiani, che rimane a lungo l’unica presenza del territorio insieme alla Torre Cerrano che, con la sua caratteristica costruzione ha sempre rappresentato il simbolo di Pineto. La villa, o più propriamente il “casino di campagna” è fatta costruire da Giacinto Filiani; viene adibita dapprima a residenza estiva e, quindi definitiva dopo la costruzione della stazione ferroviaria, affinché i Filiani possano controllare più da vicino la fornace di argilla che hanno fatto villafilianicostruire, nonché i lavori agricoli e di raccolta. Nel 1849 viene ultimata la villa “Maturanzi“, ora appartenente ai signori Caccianini, baroni imparentati con i Filiani, in quanto Emilia, sorella di Luigi Corrado, va sposa a Gaetano Caccianini. Agli inizi del 1860, viene costruita la ferrovia Adriatica e, con l’avvento di essa, inizia il fenomeno di ribaltamento tra costa e l’interno. All’atto della costruzione della stazione, nascono i primi contrasti tra Atri e Mutignano per la scelta della sua ubicazione; ognuno pretende che l’edificio sorga sul proprio territorio. E’ per interessamento di Giacinto Filiani che la scelta ricade sul territorio di Mutignano; questi infatti, per raggiungere l’intento, concede il terreno necessario alla costruzione dello scalo il quale prende il nome di “Atri-Mutignano“; la località, ai fini amministrativi, conserva il nome di “Villa Filiani“, mentre l’ufficio postale assume la denominazione di Atri-Mutignano, nome che conserverà fino al 1925. I Filiani sottolineano la polarità Villa-Stazione con la costruzione di due file di fabbricati fiancheggianti l’accesso allo scalo ferroviario, in cui vengono sistemati l’ufficio postale, la scuola elementare, lo spaccio di sali e tabacchi, una modesta locanda ed altri servizi che danno vita al primo nucleo del centro storico che, pur ristrutturato, ancora esiste. Poche altre abitazioni private sono edificate fino alla fine del secolo e, solo dopo la fine della guerra 1915-18, l’attività edilizia manifesta una maggiore vivacità. Fu opera del Comm. Luigi Filiani il piano di sviluppo della località mirante a far sorgere una ridente cittadina balneare, ricca di tanto verde; a tal fine egli cominciò a pensare seriamente all’impianto di una pineta litoranea. Tale opera venne fortemente ostacolata dall’allora sindaco di Mutignano. Tra le motivazioni addotte nell’opposizione del sindaco, compariva quella che la zona poteva essere meglio utilizzata a scopo edilizio di tipo popolare e che l’interessato Filiani, con le sue proposte, perseguiva fini speculativi per valorizzare meglio i propri terreni. Nonostante tutto il Filiani riuscì a dimostrare la sua buona fede e nel maggio del 1923 ottenne dal demanio Marittimo la concessione, per 25 anni, dell’arenile con l’impegno di eseguire l’impianto e la successiva manutenzione di una pineta che, allo scadere sarebbe passata allo Stato. I lavori comportarono un primo livellamento del terreno e successivo impianto di 2000 alberi della varietà “Pinus Pinaea“. A questo punto, diventò quasi naturale il cambiamento della denominazione della frazione “Villa Filiani”, del Comune di Mutignano, in quella di “Pineto“. Questo nome viene suggerito a Filiani dalla famosa lirica “La Pioggia nel Pineto” di Gabriele D’Annunzio. L’opera di abbellimento vagheggiata dal Filiani non si arrestò, infatti iniziò sulla collina la piantagione di ciuffi di pini, lecci e lauri. In seguito si occupò dell’impianto di un vero e proprio parco, ricco di altre essenze arboree, che ora coronano ed abbelliscono la collina. A circa 200 metri dalla Villa dei Filiani, funzionava la Fornace fatta costruire da Vincenzo Filiani: essa si alimentava con l’argilla della sovrastante collina, diventata così, col passare degli anni, brulla ed arida. Al suo interno si producevano i mattoni da costruzione che venivano modellati a mano dagli operai. Il commendator Filiani, per far scomparire quel grigiore triste della fornace, che non si addiceva al “paese ideale” che lui sognava di far competere con le più famose stazioni balneari italiane, inizia la bonifica della collina, trasformandone il grigiore in un meraviglioso parco. Il piccolo paese, dalla fine della prima guerra mondiale agli anni ’70 si arricchisce di nuove abitazioni, edificate lungo l’attuale via D’Annunzio. Vengono inoltre edificate, ville e villini di un certo pregio, che conferiscono all’abitato un volto sereno ed armonioso. Altri nuclei di piccoli fabbricati nascono a “Calvano” e “Corfù“. Nel 1926 è posta la prima pietra della Chiesa, dedicata a S. Agnese. Al 1930 risale la prima struttura alberghiera. Il comune di Mutignano, assume la denominazione di “Comune di Pineto” e conseguentemente la sede comunale viene trasferita dal borgo di collina al centro rivierasco, con delibera podestarile datata 30 maggio 1930. E’ da quel momento che la piccola frazione attorno allo scalo assurge alla sua vera identità cittadina. Nel 1934 il comune di Pineto riuscì ad ottenere l’annessione di un vasto territorio del finitimo comune di Atri (Calvano e Scerne) al fine di porre rimedio ai gravi problemi finanziari che gravavano sul bilancio comunale. Risale 1950 la realizzazione di un nuovo edificio per la scuola elementare; quasi contemporaneamente sorgono anche alcuni alberghi. Né poteva mancare una piazza che, con il nome di “Piazza della libertà“, viene sistemata alle spalle della Chiesa. Nei primi anni settanta viene aperta al traffico l’ultimo tratto dell’autostrada adriatica, detta anche “Dorsale adriatica“. La realizzazione di tale arteria ha comportato per l’abitato di Pineto, una notevole espansione territoriale in direzione dello svincolo autostradale, con la nascita di Borgo S. Maria, che da un modesto agglomerato di casette si è trasformato, in pochissimi anni, in una vera e propria frazione. Il piano regolatore degli anni ’70 prevedeva, la destinazione a zona industriale di un vasto territorio alle spalle di Scerne, pomo della discordia negli anni ’20 tra Atri e Pineto. Ciò ha determinato per questa frazione una nuova identità, infatti, da economia prettamente agricola si è passati ad una economia prettamente industriale. In questa zona sono sorte nel giro di pochi anni tante piccole e medie industrie che svolgono la loro attività nei più svariati settori.