Al disotto del Palazzo dei Duchi d’Acquaviva si trovano le maestose Scuderie Ducali. Osservati da una Natività seicentesca, si entra in una lunga sala con pavimento selciato in pendenza verso un pozzo e poi in ambienti più vasti con volte altissime. Le Scuderie furono anche prigioni e luoghi di tortura, ricavate nel ‘300 in una enorme cisterna romana e ora affascinanti spazi per mostre d’arte. La cisterna era collegata ad una imponente rete idrica di cui, fuori le mura, si va a vedere uno dei rami più intriganti. Al fianco delle Scuderie, recentemente scoperte, si trovano le Cisterne di età romana. Le cisterne fanno parte di un complesso sistema idrico cittadino, costituito da grandi conserve d’acqua in posizioni sommitali e in punti strategici della città con la funzione principale di conservare acqua e di permetterne un uso prolungato nel tempo. L’abitato romano ricalca l’attuale e le cisterne si collocano nel punto più elevato della città, nell’area attualmente occupata da piazza Duchi Acquaviva dove anticamente era il Foro della città romana che la tradizione vuole edificato dall’imperatore Elio Adriano, nato da genitori di origine atriana. Il territorio rendeva difficile l’approvvigionamento idrico per la lontananza dei fiumi e da questo nacque una soluzione ingegnosa quanto ottimale dettata dalla natura stessa del territorio, idoneo all’applicazione del sistema captativo delle acque percolanti e sorgive. Le cisterne erano dotate di uno o più ingressi per l’acqua e pozzetti di scarico ancora visibili, la struttura era costituita da nove corpi rettangolari lunghi m. 14.80 e larghi m. 5.88, in opera laterizia absidati sul lato nord, che dovevano presumibilmente esser coperti a volta. All’interno della stessa si possono ancora ammirare le più elevate tecniche costruttive romane come l’opus signinum derivante dalla città di Signa, presso Roma, dove secondo antiche fonti fu inventato. Vitruvio ne descrive la fabbricazione e l’uso oltre all’incredibile capacità di far presa anche in ambienti non a contatto diretto con l’aria (idraulicità). In alcuni ambienti si conserva un’altra malta molto nota in ambito romano per la bassa permeabilità all’acqua, identificata come “cocciopesto” in quanto la presenza di terracotta oltre a calce e sabbia, le conferisce un colore rosato.
Nel corso del tempo la magnifica conserva d’acqua, a seguito di una disputa tra domenicani e francescani sedata da Carlo V, fu depredata del suo prezioso materiale per la costruzione dei nuovi edifici religiosi in città, ed i suoi locali furono adibiti a Scuderie Ducali oltre che, magazzini e prigioni nell’ultimo secolo. Tali vicissitudini non hanno tuttavia intaccato il suo carattere originario mantenendo tutto il fascino di un tempo, in perfetta armonia con le mostre ospitate che contribuiscono ad aumentarne l’atmosfera suggestiva.